X Edizione 2019 – Skillellé

Il viaggio di Skillellé. Pronti per il mondo ci ha accompagnato fino alle soglie dell’inverno con un appuntamento speciale, la chiusura dell’azione MYFACE MYBOOK, giunta nel 2019 alla sua sesta edizione e valida ai fini dei percorsi di Alternanza scuola-lavoro e coordinata da Marina Boetti.

Il 21 dicembre 2019 alle ore 11.00 l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Industriale Marconi di Cagliari è stata animata dai giovani studenti delle otto classi coinvolte nel corso dell’anno scolastico nel programma di incontri, aventi a protagonisti quattro libri.

Da settembre a dicembre, 200 studenti di diversi Istituti Superiori di Cagliari (Liceo Pacinotti, Liceo Euclide, Liceo E. d’Arborea, Istituto Marconi) hanno incontrato gli educatori del progetto e iniziato la lettura di quattro testi: Nina sente, di Claudia De Lillo (Mondadori 2018; La chiave dello zucchero, di Giacomo Mameli (Il Maestrale 2019); Matematica per giovani menti, con la doppia firma del giovanissimo Massimiliano Foschi e del matematico Daniele Gouthier (Dedalo 2019); Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (Guanda 2016), dell’autore cileno Louis Sepulveda, mediato dalla traduttrice Ilide Carmignani.

Quattro libri che, con generi e stili diversi, hanno promosso una maggior lettura nelle scuole coinvolte, invitando i giovani studenti ad abbinarsi ad uno dei libri proposti. La tappa di chiusura del progetto 2019 ha visto il conferimento di un premio alla creatività degli studenti e delle studentesse partecipanti: il libro liberamente scelto da ciascun gruppo di lavoro coinvolto ha costituito la sollecitazione per dare vita a un elaborato artistico originale, premiato con un buono libri offerto dalla Libreria Edumondo di Cagliari.

La giuria, composta da giovani studenti che hanno vinto le edizioni precedenti, nelle settimane prima della premiazione ha visionato e giudicato diverse decine di elaborati presentati in diverse forme espressive (opere scritte, grafiche, fotografiche, teatrali, musicali). In ogni opera lo studente, o gli studenti se hanno lavorato in gruppo, ha motivato la propria scelta di leggere uno dei libri proposti e abbinarsi a questo.

Gli elaborati degli studenti sono stati votati dalla giuria secondo i tre criteri di 1) originalità creativa; 2) lavoro di gruppo e 3) qualità della realizzazione per pervenire ai tre finalisti.

Il primo elaborato classificato ha totalizzato 74 punti ed è un gioco da tavolo. Proviene da un lavoro di classe e si è abbinato al libro “La chiave dello zucchero” dell’autore Giacomo Mameli. La classe vincitrice è la terza H del liceo scientifico Euclide;

Il secondo elaborato classificato ha totalizzato 72 punti ed è un video. Proviene da un lavoro di classe e si è abbinato al libro “Nina sente” di Claudia De Lillo. La classe è la terza E del liceo linguistico Arborea.

Il terzo classificato ha totalizzato 69 punti ed è un Libro d’artista. Proviene da un lavoro collettivo e si è abbinato al libro “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” di Luis Sepulveda. La classe è la terza H del liceo scientifico Euclide.

Il momento della premiazione è stato preceduto dalla messa in scena dello spettacolo dal titolo PRONTI PER IL MONDO, produzione originale modulata dalla voce narrante e dalle musiche di Gerardo Ferrara e dall’interpretazione della giovane lettrice Martina Porru. La performance, liberamente tratta dal libro “Nascosto al giorno” di Ettore Cannas, accompagnato dalle illustrazioni di Mario Soddu (Tiligù 2010), percorre il tema dolente e attuale del distacco forzato dalle proprie radici familiari e dalla propria terra d’origine, alla ricerca di un futuro che possa dirsi promettente. E’ la storia di gran parte della giovane popolazione del Sud del Mondo. E’ la storia anche dell’isola di Sardegna, da cui si parte non sempre e non solo per scelta e per quel prezioso desiderio di conoscere ciò che è oltre i nostri orizzonti.

Il viaggio di Skillellé si fa davvero occasione di esplorazione estrema: per l’ultimo appuntamento di Skill4life del 2019 serve essere autenticamente pronti al mondo, e immaginare l’immersione in un’esperienza situata ai limiti di ciò che è comunemente definito umano. L’Associazione Malik ha il piacere di tornare nelle aule scolastiche del Liceo Eleonora d’Arborea, anche con gli studenti dell’Istituto Euclide di Cagliari, sabato 16 dicembre alle ore 11.30, e di farlo dando voce all’esperienza straordinaria – in quanto davvero fuori dall’ordinario – del ricercatore all’Istituto Nazionale di Astrofisica Marco Buttu, raccolta nelle pagine del libro di recente pubblicazione MARTE BIANCO. Nel cuore dell’Antartide. Un anno ai confini della vita (Edizioni LSWR, 2019). Ingegnere elettrotecnico già responsabile del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più grande radiotelescopio d’Italia, Marco Buttu nasce nel paese di Gavoi, nelle Barbagie di Sardegna, e approda a poco più di 40 anni sul promontorio Dome-C dell’Altopiano Antartico. Due punti così distanti nello spazio e così lontani nelle condizioni di vita, che segnarli con la punta di una matita su un planisfero forse come nient’altro serve a sintetizzare simbolicamente il percorso di una vita, la determinazione delle scelte compiute, le capacità personali affinate e le competenze faticosamente acquisite. Di tutto questo Marco Buttu è speciale testimone, e ancora è esempio di una rara sensibilità rivolta all’ascolto di sé e del mondo circostante, anche quando il mondo di cui si dice è un deserto buio privo di vita.
I numeri non raccontano che la fredda ossatura di un’esperienza. Tuttavia i numeri possono talvolta, meglio di parole che faticosamente descrivono, restituire l’autenticità di un luogo e del tempo vissuto in quel luogo. Tredici (13) i mesi trascorsi da Marco Buttu all’interno della base italo-francese Concordia, per conto del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide), una stazione minuscola persa nella piattezza di uno degli spazi più freddi del pianeta, una sterminata superficie di ghiaccio dove è carente l’ossigeno, dove le temperature crollano in inverno sotto i – 80 °C e dove per tre (3) mesi – 97 giorni consecutivi – la missione di ricerca ha vissuto nel buio assoluto. Assenza di luce, di calore, di odori, di vita. Una (1) ricercatrice austriaca, e undici (11) ricercatori – sette (7) italiani e cinque (5) francesi: dodici (12) persone in forzata convivenza fisica, a imparare in condizioni estreme strategie vitali di relazione ed equilibri interni. Non c’è scampo al saper vivere insieme e a sviluppare una stabilità psicologica: per nove (9) mesi dei tredici totali di missione, sono stati di fatto gli esseri umani più isolati al mondo, irraggiungibili più di chi vive sospeso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Segniamoli, dunque, questi numeri, come nudi segmenti su un foglio. Saranno le parole di Marco Buttu nel libro MARTE BIANCO a dotarli della vita che sembra loro mancare. Saranno le sue riflessioni mai scontate e la narrazione non sempre facile del suo sentire a dare corpo a un’esperienza umana, profondamente umana, oltre ogni disumana condizione.

Skillellé – Pronti per il mondo arricchisce la propria originale programmazione di due appuntamenti di speciale intensità e interesse. Protagonisti i grandi tamburi della tradizione giapponese e l’ARTE DEL TAIKO, l’antica pratica che ne valorizza il suono. Scenario suggestivo delle attività la Basilica di San Saturnino, in Piazza San Cosimo a Cagliari, in occasione del Festival Transitor 2019 e in collaborazione con il Cada Die Teatro, la Palestra Centro macrobiotico sardo e la libera Università dell’Oki Do Mikkyò Yoga.

L’incontro con la tradizionale percussione nipponica si suddivide in due momenti: un laboratorio di introduzione all’allenamento del Taiko, con ingresso su prenotazione, in programma venerdì 6 dicembre alle ore 16.00 e aperto al pubblico di appassionati della cultura giapponese e alle persone che desiderano accostarsi al metodo di preparazione richiesto dalla tecnica di percussione. L’incontro con il gruppo di studio MUNEDAIKO, attivo da anni in Italia e in Europa, è finalizzato a conoscere la complessa preparazione psico-fisica richiesta ai percussionisti per poter ottenere dai tamburi la massima espressione sonora. Si tratta di un equilibrio raffinato tra allenamento del corpo, controllo del respiro, stabilità interiore – raggiunta attraverso la recitazione di mantra e il mantenimento di elevati livelli di concentrazione – e capacità di ascolto dei compagni di percussione.

Sabato 7 dicembre, alle ore 18.30, Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro, Tokinari Yahiro, i tre componenti del gruppo Munedaiko, saranno quindi protagonisti di uno spettacolo di Taiko di grande suggestione: in scena i grandi tamburi ottenuti in antico dal tronco di un unico albero e caratterizzati, unici nel loro genere, dalla presenza di una doppia pelle capace di particolari vibrazioni e di reciproche risonanze, caratterizzata da notevole robustezza e pertanto capace di reggere la percussione su entrambi i lati, anche eseguita da due persone differenti. Insieme ai 太 ”tai” 鼓 ”ko” (alla lettera “grandi tamburi”), in scena saranno anche i movimenti della danza tradizionale, le maschere che coprono i volti dei percussionisti, a favorirne il dialogo col divino, e il contributo di ulteriori strumenti dell’antico repertorio giapponese, tra cui primeggia il suono del flauto shakuhachi. Utilizzato originariamente in battaglia per scandire la marcia dei soldati e per richiamare le truppe agli ordini, il taiko ha acquisito nel tempo sempre maggior valore quale strumento sacro, utilizzato nei templi durante i momenti del rito e destinato a generare, attraverso la potenza e la particolare profondità del suo suono, un canale di immediato accesso alla sfera del divino. La capacità del taiko di richiamare idealmente quella vibrazione che ai primordi ha generato la vita, e che sopita abita ciascuna persona, lo ha reso quindi protagonista delle feste popolari giapponesi, a risvegliare nei partecipanti il ritmo ancestrale che muove il petto e il respiro, a sollecitare sentimenti di allegria e gioia, e a dare forma al desiderio di armonia – individuale, collettiva e rispetto al mondo naturale che, se prestiamo consapevole ascolto, ancora ci parla.

Mercoledì 4 dicembre, alla Biblioteca Comunale Montevecchio, presidio del progetto Skillellé, l’Associazione Malik in collaborazione con Cultarch e Cada Die teatro propone RE.PLAYGioco di ruolo sull’abitare collaborativo, un laboratorio a cura di Re.coh. che permetterà ai ragazzi coinvolti di immergersi nel futuro e immaginare quando lasceranno la casa dei propri genitori, per andare a vivere da soli o… in compagnia!
Nel gioco proposto, inserito nel programma di Skillellé e rivolto ad adolescenti della Città Metropolitana di Cagliari, ogni squadra immagina il proprio cohousing e cerca di costruirlo superando diverse prove di abilità e conquistando sei obiettivi disponibili.
Un gruppo di giovani architetti condurrà i partecipanti alla scoperta del cohousing, ovvero la “comunità al suo meglio”, un modo di abitare che mette insieme l’autonomia dell’abitazione privata con la cooperazione e la condivisione degli spazi.
Nato in Scandinavia negli anni settanta, è un modo di abitare ancora poco conosciuto o praticato in Italia, che può essere una buona soluzione per rendere più semplice il passaggio verso la propria indipendenza e autonomia.
Durante il gioco ogni squadra elaborerà il proprio “cohousing” e cercherà di costruirlo superando diverse prove di abilità e obiettivi. Vince chi riesce a costruire il cohousing più simile a quello che aveva immaginato.
RE.COH è un’associazione composta da giovani architetti che si occupano della promozione del “recupero” e del “cohousing”. Recupero materiale del patrimonio edilizio esistente e recupero immateriale riferito alle relazioni sociali di comunità, condivisione, partecipazione.
Il cohousing rappresenta una delle tante declinazioni del tema dell’abitare, in cui la pratica abitativa è caratterizzata dalla coesistenza di unità abitative private e spazi comuni, generalmente basata sulla volontà di un vicinato elettivo. La comunità di vicini solidali, oltre alla propria casa indipendente, sceglie di disporre di spazi condivisi, come, per esempio, cucina, lavanderia, sala riunioni, sala giochi, biblioteca, etc. All’interno degli spazi comuni si possono vivere momenti di convivialità di diverso tipo (approfondimenti di carattere culturale, dibattiti, laboratori, feste, etc.) e sono il luogo in cui gli abitanti possono attivare diverse forme collaborative caratterizzanti necessità quotidiane: formare gruppi di acquisto solidale per la spesa, adottare il car sharing per gli spostamenti, integrare l’assistenza di bambini ed anziani, coltivare l’orto e prendersi cura del giardino.

Libro di riferimento “Cohousing. L’arte di vivere insieme. Princìpi, esperienze e numeri dell’abitare collaborativo in Italia”, di Liat Rogel, Marta Corubolo, Chiara Gambarana e Elisa Omegna, (AltraeconomiaTitolo: Cohousing. L’arte di vivere insieme, 2018)

La programmazione di Skillellé – pronti per il mondo si arricchisce di due appuntamenti destinati ad aprire insieme gli sportelli dei nostri frigoriferi domestici e quelli delle nostre conoscenze rispetto al valore e al significato del cibo nelle nostre esistenze. Protagonista l’alimentazione degli adolescenti e delle adolescenti, e l’attenzione che a loro dedica da tempo una nutrizionista di particolare sensibilità. All’interno della vivace azione Skill4life, l’associazione Malik ospita venerdì 29 novembre la nota ricercatrice e divulgatrice Stefania Ruggeri, attiva presso il Centro di ricerca alimenti e nutrizione del CREA e docente del corso di Scienze della nutrizione umana nella facoltà di Medicina dell’Università Tor Vergata di Roma. Due incontri, distribuiti nell’arco della medesima giornata, programmati per favorire l’incontro dell’esperta in alimentazione con entrambe le parti interessate a questo tema di estrema complessità e delicatezza: gli adolescenti, da una parte, e le persone adulte che a vario titolo sono con loro in stretta relazione, a partire evidentemente dai rispettivi contesti familiari. Due voci distinte, spesso incapaci di reciproco ascolto, invitate a riconoscere invece la necessità di generare momenti e spazi di dialogo e di conoscenza.
Alle ore 11.30 Stefania Ruggeri presenta il suo libro di recente pubblicazione MAMMA CHE FAME! Adolescenti: dall’acne al peso, i consigli pratici (e le ricette) della nutrizionista (Editore Sonzogno, 2018) agli studenti e studentesse del Liceo Eleonora d’Arborea di Cagliari. Alle ore 18.30, negli spazi della Biblioteca Montevecchio, nella via omonima al civico 29 di Cagliari, avrà luogo l’incontro dal titolo L’ALIMENTAZIONE DEI NOSTRI FIGLI, CONSIGLI E RICETTE PER TUTTI, aperto alla partecipazione di un pubblico adulto. A partire dalla propria esperienza personale, di madre di due figlie adolescenti, Stefania Ruggeri esplora con l’agilità delle sue capacità comunicative e con il rigore della ricerca di cui da anni è promotrice, il mondo insidioso dell’alimentazione dei più giovani. Se è vero che la relazione col cibo è specchio spesso impietoso della relazione che ciascun individuo instaura col proprio corpo, questo tema è evidentemente di massima delicatezza se riferito a una fase della vita per sua natura esposta a criticità di accettazione di sé e a dinamiche di emulazione e omologazione rispetto all’immaginario estetico imperante. Diete improvvisate senza consapevolezza, “mode” alimentari perseguite acriticamente, fisici sottoposti a stress da arbitrari digiuni o da eccessi di stimolazione ginnica e conseguentemente proteica. I dubbi sono innumerevoli, ed è significativa la mancanza di informazione e di conoscenza, sia dell’adolescente che pratica le diete alimentari, sia del genitore che assiste il più delle volte impotente al loro attuarsi. Il nutrirsi, se concepito non solo come pura necessità biologica ma altresì come dimensione di relazione tra sé e il proprio sistema affettivo di riferimento, diventa lo spazio dell’incontro e dei legami. E contro le bibite gassate e i cibi saturi di zuccheri, contro l’acne che insidia i visi e la sicurezza personale, si entra in campo meno armati di divieti e più consapevoli della cura che ogni rapporto intimo chiede, e talvolta urla.

E’ un appuntamento d’eccezione, quello che Skillellé 2019 offre al pubblico della città di Cagliari. Giovedì 21 novembre, alle ore 20.00, sarà ospite degli spazi del Ghetto (via Santa Croce, 18), il filosofo della scienza Telmo Pievani. Il progetto apre con Skill4life una speciale finestra su un tema dalle profondità vertiginose e genera l’occasione preziosa di rivolgere lo sguardo al paesaggio di assoluta complessità che da sempre e irresistibilmente, oltre il rischio di disorientamento, attira lo sguardo umano: protagonisti saranno il tempo profondo, che supera la nostra capacità stessa di concepirlo, e i meccanismi evolutivi che nel tempo hanno determinato ciò che oggi siamo.

Telmo Pievani, dal 2017 presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica e titolare della prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche presso l’Università degli studi di Padova, è un ricercatore dalle straordinarie doti comunicative e di raffinata sensibilità nella lettura dell’attualità. Le sue parole attraversano da anni un ambito di ricerca per sua stessa natura soggetto ad aggiornamenti continui e a revisioni parziali, senza mai smarrire il senso del procedere della ricerca. La scienza evoluzionistica, portata con semplicità ed efficacia all’attenzione di giovani studenti delle scuole primarie e ai tavoli dei convegni internazionali, diviene strumento di disarmante lettura del presente e di riflessione critica sulle derive razziste e discriminatorie che caratterizzano con crescente evidenza, e a vari livelli di intensità, i contesti sociali in cui viviamo. Il suo recente libro IMPERFEZIONE – Una storia naturale (Raffaello Cortina Editore, 2019), costituisce un’esplicita e salvifica provocazione rispetto alla tenace idea dell’essere umano inteso quale esito di un processo evolutivo tendente virtualmente alla perfezione. Questo assunto, posto alla base dell’approccio antropocentrico che ha disegnato nel tempo la relazione tra esseri umani e ambiente, e che in modo più complesso ha determinato il rapporto interno agli stessi gruppi umani, poggia su premesse acriticamente condivise. E’ pregiudiziale immaginare i processi evolutivi come movimenti tesi alla perfezione, e ritenere di conseguenza e irresistibilmente la specie umana sintesi di quanto di meglio la natura potesse generare. La storia naturale racconta con spietata evidenza quanto invece il nostro viaggio nel tempo sia stato e tutt’ora sia un continuo aggiustamento di inadeguatezze, un lavoro costante a riparare imperfezioni e compensare limiti. Il nostro genoma è una mappa di anomalie, il nostro cervello un disegno pieno di incongruenze – funzionali, il più delle volte, ma tali di fatto. Siamo una specie naturalmente imperfetta, nelle cui mani è attualmente depositato un potere di entità anomala: ospiti di un pianeta, noi tra innumerevoli altre forme imperfette di vita, viviamo nella presunzione di essere naturalmente deputati a esserne padroni. L’incontro con Telmo Pievani è organizzato in collaborazione con l’Unistem (Centro di Ricerca Coordinata sulle Cellule Staminali dell’Università degli Studi di Milano) e con il Festival Pazza Idea.

Skillellé – Pronti per il mondo 2019 propone questa settimana un viaggio attraverso le sollecitazioni e le riflessioni proposte da un’editoria che negli ultimi anni, con sempre maggiore attenzione, dedica le proprie energie alla promozione di una letteratura del benessere, fisico e psicologico. Martedì 19 novembre, alle ore 19.00, la manifestazione I libri aiutano a leggere il mondo accoglie e ospita con piacere nella città di Cagliari Yuki Yahiro, educatrice alimentare II Kyù, responsabile del nutrimento nella Libera Università Okido-Yoga. La sensibilità dell’esperta giapponese in alimentazione incontra la curiosità e l’interesse del pubblico in un momento dedicato al dialogo e alla reciproca conoscenza dal titolo L’EQUILIBRIO È LA BASE DELLA SALUTE. Si tratta di un percorso modulato in modo da combinare all’approfondimento teorico sul tema del nutrimento, un approccio pratico ai modi e alle forme di un’alimentazione bilanciata, finalizzato all’acquisizione di una maggiore consapevolezza rispetto all’importanza e al valore del cibo che quotidianamente assimiliamo. Yuki Yahiro, abile e originale narratrice della cucina giapponese, di cui da anni racconta nel nostro paese suggestioni e peculiarità, cura in particolare i modi della scelta e della combinazione degli ingredienti, della preparazione dei cibi e della composizione dei piatti, della loro valorizzazione e reciproca relazione. L’intento non è soltanto quello di generare mense allestite con cibi appetibili, ma di acquisire progressiva coscienza, da parte di ciascuno, che perché il cibo sia reale nutrimento, esso vada concepito come pratica di cura di sé. Il corpo diventa protagonista durante tutte le fasi dell’esperienza di incontro col cibo, dalla sua preparazione alla sua degustazione: è sollecitata un’attenzione mirata al respiro, e alla masticazione, lunga e priva di fretta, e all’ascolto delle reazioni che il corpo rimanda, alle alterazioni dell’umore e alle sensazioni fisiche che registriamo, per esempio di calore o di freddo. Non c’è un solo modo di vivere l’esperienza del mangiare e non esiste una regola che ci accomuni: tanti sono i cibi quante siamo noi persone, complesse le loro composizioni quanto articolate sono le differenze che ci raccontano come umanità. Ogni piatto ha una voce, di cui è importante avere percezione. Ciò che ci nutre ci tiene in vita e ci rende vivi: due aspetti strettamente legati ma non coincidenti, di cui mai dovremmo perdere consapevolezza. Averne coscienza significa maturare nei confronti dell’esperienza del nutrirci, e del nutrire chi amiamo, una nuova forma di rispetto.
Organizzato in collaborazione con la Palestra – Centro macrobiotico sardo, l’incontro vede il contributo partecipativo di Fanny Pisu e di Tiziana Tronci, esperte di macrobiotica e Maestre yoga. E l’incontro condiviso con i libri: Il medico di se stesso. Manuale pratico di medicina orientale, di Naboru B. Muramoto (Feltrinelli, 2013); La Nuova Cucina Macrobiotica. Guida all’alimentazione macrobiotica – 300 ricette, di Aveline e Michio Kushi; Introduzione alla Cucina Giapponese: Natura, Storia e Cultura, di Yoshihiro Murata (Accademia Della Cucina Giapponese).

@Skillellé è dunque davvero pronto per il mondo. Lo è, quando il mondo che decide di percorrere e indagare è quello arso e poetico di ABSOLUTELY NOTHING, autentica sfida narrativa, ed editoriale al contempo, di Giorgio Vasta per la coedizione Quodlibet-Humboldt, alle stampe nel 2016. Lo scrittore e sceneggiatore siciliano, ospite della manifestazione I LIBRI AIUTANO A LEGGERE IL MONDO 2019, si confronta con il pubblico e con la vivacità di Ilide Carmignani, venerdì 15 novembre alle ore 18.30, negli spazi della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta, 2 e sabato 16 novembre, alle ore 11.00 con gli studenti e docenti dell’Istituto Eleonora d’Arborea a Cagliari.
Un incontro destinato a generare spaesamento, o a suggerire inaspettate possibilità di orientamento negli spazi del pianeta e dell’esistenza. Storie e sparizioni nei deserti americani: questo il sottotitolo di un libro che non può dirsi semplicemente il reportage di un viaggio insolito, né il resoconto di una bizzarra spedizione che, a bordo di una jeep, ha tagliato una lunga porzione di territorio statunitense – 8000 km, dalla California alla Louisiana – e che ha messo in stretta relazione per due settimane tre sguardi e tre linguaggi narrativi: quelli di Giovanna Silva, fotografa e responsabile dell’edizione del progetto; quelli di Ramak Fazel, fotografo statunitense con radici iraniane; e quelli di Giorgio Vasta, appunto: lucidi e visionari. Tre percezioni in movimento, nell’anno 2013, attraverso l’Arizona, il Nevada, il New Messico, il Texas. Terre introdotte da un cartello giallo su cui campeggia, in colore nero, una scritta di eloquente sintesi: «ABSOLUTELY NOTHING – NEXT 22 MILES». Ventidue miglia di nulla. Di aree deserte di svuotata estensione, di residui di città che sono state e non sono più, di cimiteri di aeroplani abbandonati e di donne e uomini che vi si muovono nel mezzo, presenze surreali e di incredibile concretezza. Una storia che non si fa autobiografia e non risponde ai canoni di una pura finzione narrativa, non è guida di viaggio né percorso letterario. Un’esperienza della parola, forse, che nell’indicibilità del deserto compie lo sforzo di trovare un linguaggio che a quel vuoto restituisca una consistenza, una tra le esistenti, e riconosca una possibilità di senso a ciò che di solito viene percepito come del tutto irrilevante, perché ridotto in pezzi, bruciato e sventrato. Lo spaesamento è dello spazio e nello spazio, ed è insieme del tempo e nel tempo. Non c’è ordine cronologico che rassicuri, la linearità della successione di accadimenti si aggroviglia disordinando memoria e dimenticanza, invenzione e piano reale, fin quasi a privare la cosiddetta realtà di significato. Lo spazio attraversato sul sedile posteriore di una jeep, gli occhi oltre un finestrino, immagini e immaginazioni in un fluire ininterrotto di nulla che dialoga col nulla, le parole che sperimentano la frustrazione di non vedere loro riconosciuta la funzione più addomesticante: nominare le cose, farle esistere in quanto tradotte in sillabe. Lo spazio svuotato è scenario di miraggi e di sparizioni, sfida l’ordine e la sua comprensione. Giorgio Vasta riesce in tutto questo immane sforzo, che sembra superare per definizione la capacità dell’essere umano: restituire la fatica di un incontro con ciò che desertificato, riportarne lo spaesamento, raccontarne la bellezza e descrivere il sollievo, a tratti, di sentirsi marginalità in vaste terre di margine.

@Skillellé – Pronti per il Mondo 2019 entra nelle aule scolastiche con una proposta di incontro e di lettura destinata probabilmente a sorprendere gli studenti e le studentesse partecipanti. All’interno della programmazione di interventi #Skill4life, mirati a esplorare le forme e i modi in cui può essere interpretato e perseguito il benessere di ciascuna persona e della collettività nel suo complesso, l’incontro di venerdì 15 novembre, alle ore 11.00, vedrà aprirsi – nelle aule del Liceo Euclide di Cagliari – le pagine del sorprendente libro LA CURA DEL PERDONO. Una nuova via alla felicità (Mondadori, 2016). La provocazione è quasi esplicita: ha margini di dialogo con il tempo presente un libro che fa del concetto di perdono il proprio fulcro di riflessione e di proposta di intervento sulle nostre esistenze? L’attuale momento storico, intreccio esasperato di tensioni conflittuali e di un’incapacità apparentemente assoluta di reciproco ascolto, si presta a essere percorso provando a invertirne la china autoreferenziale? La manifestazione @I libri aiutano a leggere il mondo organizza un incontro inedito, avente quale protagonista la “rivoluzionaria” proposta educativa di Daniel Lumera, tra i massimi riferimenti internazionali nella pratica della meditazione, ideatore del metodo My Life Design® e sostenitore instancabile dell’idea che imparare a perdonare, se stessi e gli altri, costituisca la via per trovare il benessere psicofisico. A sollecitare l’attenzione è il principio che muove e da cui muovono le riflessioni che animano da anni gli interventi di Daniel Lumera. Le sue parole scardinano luoghi comuni e visioni appiattite, costringono a rimettere in gioco conclusioni consolidate, per aprire a un valore altro delle stesse parole che impieghiamo, spesso senza reale coscienza del loro autentico significato. “Quando una persona vuole sinceramente comprendere cosa sia il perdono, la prima cosa che deve fare è dimenticarsi tutto quello che sa, pensa, suppone o gli è stato detto e insegnato su questo argomento. Perdonare è nel suo significato essenziale il puro atto del donare. Per donare”. Inteso in questa accezione, il perdono non costituisce una generosa concessione a chi ci è prossimo, quanto piuttosto un atto di profonda liberazione personale. Non esistono logiche di convenienza o ragioni di opportunità che lo determinino. L’atto autentico del donare è capace quanto nient’altro di rendere forte e sereno chi lo compie, libero dal ricatto della gratificazione e dell’aspettativa. Con la sua “International School of Forgiveness” (I.S.F.), un progetto formativo espressamente dedicato alla divulgazione di questa esperienza del perdono, Daniel Lumera parla nelle università, nelle scuole, in contesti aziendali e con grande forza all’interno delle carceri. Il suo intento è promuovere un’idea laica e universale del per-donare, svincolato da qualsiasi appartenenza confessionale, capace di attivare un processo di trasformazione degli individui, delle loro relazioni, delle società cui danno vita e delle dinamiche di conflitto tra Stati, appartenenze etniche e fedi religiose. La circolarità degli effetti è esemplare: se educarsi al perdono è una pratica finalizzata al raggiungimento della consapevolezza e della felicità, i suoi effetti sono positivi anche sulla nostra salute, sul benessere quotidiano e sulla qualità delle nostre esistenze.

Il progetto Skillellé. Pronti per il mondo 2019 declina la sua attenzione alle forme del benessere, individuale e collettivo, attraverso un articolato programma di azioni, tra cui rientra l’ambito di intervento denominato #Skill4life, ciclo di incontri periodici espressamente dedicati alla promozione della salute e all’informazione sui servizi socio-sanitari del territorio.
In collaborazione con la Rassegna di letteratura sociale Storie in Trasformazione 2019, gli spazi accoglienti del Fuaié del Teatro Massimo di Cagliari ospiteranno giovedì 14 novembre, alle ore 18.30, l’incontro dal titolo COME METTERE LE ALI ALLA GIOIA DI VIVERE. @I libri aiutano a leggere il mondo, anche quando il mondo cui ci riferiamo è quella dimensione intima e spesso colma di riservatezza, che ci racconta nelle emozioni, nei sentimenti e nelle consapevolezze, raggiunte e ancora da raggiungere. A esplorarlo è la sensibilità di Daniel Lumera nelle pagine del suo libro di recente pubblicazione LA VIA DELLA LEGGEREZZA. Perdere peso nel corpo e nell’anima (Mondadori, 2019), concepito e scritto in dialogo con il medico Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Introduce e modera l’incontro la nutrizionista Simona Magagnin.
Il tema della qualità della vita è mediato da una specifica attenzione ai modi e alle forme della nostra alimentazione. Prendersi cura di sé è un processo che, nelle cosiddette “società del benessere” cui apparteniamo, comincia anche a tavola. Il benessere cui la formula si riferisce è un concetto evidentemente contabile: disponiamo di una quantità spropositata di cibo, tra le altre cose spropositatamente abbondanti che ci circondano. E di una varietà di sua scelta pressoché illimitata, che valica i confini geografici e le tradizioni culinarie. Non è tuttavia affatto scontato che l’abbondanza di risorse a disposizione corrisponda a una nostra buona capacità di loro scelta. Daniel Lumera, guida e riferimento nella pratica della meditazione ed esperto nell’area dell’educazione alla consapevolezza, ha il merito di sollecitare il nostro sguardo sul legame profondo e non sempre facilmente risolvibile, nei suoi nodi cruciali, tra l’eccesso di peso che il nostro corpo registra e le nostre “pesantezze” interiori. La relazione con il cibo, anche da un punto di vista scientifico, è in stretta relazione con il nutrimento del nostro spirito. “La leggerezza non è solo questione di peso corporeo e di massa grassa – spiega Franco Berrino – si tratta piuttosto di una condizione esistenziale che coinvolge mente, cuore e spirito. Una leggerezza che permette all’entusiasmo, alla passione, alla gioia e all’amore di manifestarsi liberamente”. Non sono dunque le sole riduzioni caloriche figlie delle diete a rivelarsi efficaci. Fino a che i processi compensativi o difensivi che intervengono nella nostra relazione col cibo non vengono denudati e consapevolmente assunti, il carico dell’esistenza perdurerà, e non sarà soltanto dato da un accumulo di grassi ma più subdolamente da un passo esistenziale inchiodato al suolo, mortificato nel suo slancio e privato della sua capacità di farsi volo.