Il lavoro nel cuore
In continuità con l’edizione precedente, dedicata alle vite esemplari, nel 2015 ci proponiamo di ragionare su una delle dimensioni più importanti della vita, quella del lavoro, per provare a rivalutarne il carattere generativo. Un lavoro inteso, insomma, nella sua accezione più ampia, complessa e affascinante: come vocazione, come strumento di emancipazione sociale e individuale e, perché no, come possibile fonte di piacere.
Attorno al tema del lavoro, crediamo, al dibattito pubblico si è sempre più sostituita la polemica: le categorie più spesso utilizzate, il lessico, il pensiero in campo non si sono rinnovati, inseguono il mondo e non possono prefigurarlo. Assistiamo a una contrapposizione perenne sul terreno del compromesso, al rapporto di forza fra le parti sociali, a fronte di una scarsa elaborazione di nuove sintesi, di nuove idee. Fatichiamo a vedere una via d’uscita, una luce in fondo al tunnel. Nel privato i toni sono troppo spesso pessimisti, quasi rassegnati.
E’ indispensabile invertire la rotta, ragionare di lavoro sforzarsi di acquisire una prospettiva nuova. Alcuni pensatori, imprenditori, narratori stanno cominciando a elaborare nuove strategie, si sono fatti pionieri del rinnovamento, spesso senza suscitare ancora la meritata attenzione. E’ con loro che vorremmo continuare, quest’anno, il nostro viaggio.
Dobbiamo innanzitutto rispondere ad alcune domande fondamentali: che cosa è il lavoro? Come sta cambiando? Cosa sappiamo fare? Cosa vogliamo fare? Il lavoro può essere ancora una scelta di vita? In che modo?
E’ doveroso ripartire dall’equazione Democrazia Lavoro lasciataci in eredità dai nostri Padri costituenti, per mezzo dell’articolo 1 della Costituzione Italiana. Dobbiamo abituarci a declinare questo valore nella realtà produttiva e quotidiana, dare visibilità agli esperimenti concreti che stanno avendo successo proprio lungo questa direzione.
Occorre riparlare di vocazioni, di capacità, di artigianalità, di vita umana riconciliata al lavoro, che trova in esso uno dei suoi momenti di espressione. Il nostro Paese, e più in generale il Mediterraneo, sono teatro privilegiato di tutto ciò: è esso stesso il frutto di una stratificazione millenaria di culture, saperi, tradizioni, arti, mestieri, gusto, della capacità di muove testa, mani e cuore in armonia fra loro. E’ questo ciò che distingue l’Italia nel mondo, è questo – soprattutto – ciò che non risulterà mai replicabile.
Il nostro Paese è ancora una riserva di meraviglie dal valore inestimabile, materiali e immateriali, nonostante decenni di colpevole trascuratezza. E’ ancora il luogo in cui etica ed estetica si possono attraversare, in cui il lavoro (inteso come vocazione artigianale e non soltanto come “posto”) può diventare un nuovo possibile punto d’incontro fra persona, società, natura, economia, pensiero. Tutto questo va riconosciuto, riscoperto, riaffermato.
Con umiltà e ambizione, il nostro progetto vuole favorire la circolazione di buone idee, dare voce a nuove e positive esperienze, costruire un ponte fra tradizioni e futuro, spargere assieme a tutti i partecipanti i semi del rinnovamento. La cultura è il nostro strumento privilegiato: la consideriamo come enzima che può alimentare nuova crescita e nuovi processi, come insieme di iniziative capaci di incidere sul tempo attivo dei cittadini, e non solo sul loro tempo libero. Come parte del quotidiano, voce capace di raggiungere e ispirare le periferie. Risorsa sempre meno asservita alla logica dell’evento, isolato ed episodico per quanto spettacolare.
Si può, si deve ripartire dai libri. Senza sognare, non si prefigurano nuovi orizzonti, non si battono strade nuove. Non si crea, in definitiva, nemmeno nuovo lavoro. Quest’anno vorremmo promuovere la lettura proprio su questi argomenti, non più rinviabili, unendo riflessione, emozione e divertimento.