Skillellé – Pronti per il mondo arricchisce la propria originale programmazione di due appuntamenti di speciale intensità e interesse. Protagonisti i grandi tamburi della tradizione giapponese e l’ARTE DEL TAIKO, l’antica pratica che ne valorizza il suono. Scenario suggestivo delle attività la Basilica di San Saturnino, in Piazza San Cosimo a Cagliari, in occasione del Festival Transitor 2019 e in collaborazione con il Cada Die Teatro, la Palestra Centro macrobiotico sardo e la libera Università dell’Oki Do Mikkyò Yoga.

L’incontro con la tradizionale percussione nipponica si suddivide in due momenti: un laboratorio di introduzione all’allenamento del Taiko, con ingresso su prenotazione, in programma venerdì 6 dicembre alle ore 16.00 e aperto al pubblico di appassionati della cultura giapponese e alle persone che desiderano accostarsi al metodo di preparazione richiesto dalla tecnica di percussione. L’incontro con il gruppo di studio MUNEDAIKO, attivo da anni in Italia e in Europa, è finalizzato a conoscere la complessa preparazione psico-fisica richiesta ai percussionisti per poter ottenere dai tamburi la massima espressione sonora. Si tratta di un equilibrio raffinato tra allenamento del corpo, controllo del respiro, stabilità interiore – raggiunta attraverso la recitazione di mantra e il mantenimento di elevati livelli di concentrazione – e capacità di ascolto dei compagni di percussione.

Sabato 7 dicembre, alle ore 18.30, Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro, Tokinari Yahiro, i tre componenti del gruppo Munedaiko, saranno quindi protagonisti di uno spettacolo di Taiko di grande suggestione: in scena i grandi tamburi ottenuti in antico dal tronco di un unico albero e caratterizzati, unici nel loro genere, dalla presenza di una doppia pelle capace di particolari vibrazioni e di reciproche risonanze, caratterizzata da notevole robustezza e pertanto capace di reggere la percussione su entrambi i lati, anche eseguita da due persone differenti. Insieme ai 太 ”tai” 鼓 ”ko” (alla lettera “grandi tamburi”), in scena saranno anche i movimenti della danza tradizionale, le maschere che coprono i volti dei percussionisti, a favorirne il dialogo col divino, e il contributo di ulteriori strumenti dell’antico repertorio giapponese, tra cui primeggia il suono del flauto shakuhachi. Utilizzato originariamente in battaglia per scandire la marcia dei soldati e per richiamare le truppe agli ordini, il taiko ha acquisito nel tempo sempre maggior valore quale strumento sacro, utilizzato nei templi durante i momenti del rito e destinato a generare, attraverso la potenza e la particolare profondità del suo suono, un canale di immediato accesso alla sfera del divino. La capacità del taiko di richiamare idealmente quella vibrazione che ai primordi ha generato la vita, e che sopita abita ciascuna persona, lo ha reso quindi protagonista delle feste popolari giapponesi, a risvegliare nei partecipanti il ritmo ancestrale che muove il petto e il respiro, a sollecitare sentimenti di allegria e gioia, e a dare forma al desiderio di armonia – individuale, collettiva e rispetto al mondo naturale che, se prestiamo consapevole ascolto, ancora ci parla.